Due vicende molto simili che hanno scatenato la reazione di Youtube.
È l'11 Luglio del 2019 ed è un giorno da record per la musica mondiale. Durante questa giornata un video su youtube sfonda i 75 milioni di views nell'arco di 24h. Nessuno prima di quel momento era arrivato a tanto. Autore del record è Badshah, un artista indiano, il titolo del brano è "Paagal".
La notizia diventa subito un caso nazionale in India e, ovviamente, non ci mette molto a fare il giro del mondo. Tuttavia Youtube non conferma né rilancia la notizia. Prende tempo. Vuole vederci chiaro prima di decretare il record. Il brano, infatti, nonostante l'ammontare spropositato di views non appare nelle principali classifiche della piattaforma.
Cosa sta succedendo?
Youtube dopo un po' si accorge che molte di quelle views in realtà non corrispondono a visualizzazioni reali. Ovvero non erano state prodotte da normali interazioni e click di utenti in carne ed ossa. Sono views comprate tramite un tool apposito - True View - da Sony India, il quale avevano gonfiato in maniera enorme il counter di Youtube, falsando in questo modo il risultato finale. Il record era dunque tecnicamente fake.
Si trattava infatti di annunci brevissimi che sponsorizzavano il video in questione e che, visualizzati per pochi secondi, venivano incorporate nel conteggio delle view. Inoltre, le tariffe di sponsorizzazione per il mercato indiano sono tra le più basse al mondo: per questo non era necessario spendere delle cifre folli per comprarsi anche diversi milioni di visualizzazioni.
Il caso, che risale al luglio del 2019, ha aperto il dibattito sulle views comprate e sulla questione degli advertising/adv: si tratta di normale promozione oppure può tramutarsi, in alcuni casi, in una sorta di doping tale da alterare i numeri in maniera truffaldina?
Il confine tra le due cose resta molto labile, anche in virtù degli svariati modi in cui è possibile gonfiare i dati tra tool specifici, bot e normali e leciti investimenti pubblicitari. È ormai all'ordine del giorno vedere artisti — molti dei quali pressoché sconosciuti — che ingrossano i propri numeri sulle piattaforme digitali comprando views e follower. Spesso il campanello d'allarme per decifrare questi casi è quando un artista X presenta numerosi follower con nomi inventati e spesso provenienti da paesi esteri.
Questa vicenda, risalente all'estate scorsa, ricorda a grandi linee quanto accaduto con uno degli artisti più chiacchierati del momento: 6ix9ine. Il brano in questione è "Trollz", in collaborazione con Nicky Minaj. Dopo la pubblicazione della traccia infatti si parla subito di record mondiale di visualizzazioni: entrambi gli artisti, attraverso i social, esultano per il risultato del video più visto su YouTube durante le prime 24 ore con ben 46 milioni di visualizzazioni. Ma anche qui qualcosa non quadra.
Il 15 giugno YouTube si pronuncia sulla questione con un comunicato e chiarisce la vicenda in maniera inequivocabile. La piattaforma specifica che le views arrivate attraverso adv - advertising (promo a pagamento) non vengono conteggiate nelle prime 24h dell'uscita del video. A rientrare nel conteggio sono gli utenti che accedono coi link diretti del video, attraverso la ricerca da browser esiti esterni in cui però è linkato il video, in sintesi: ad essere conteggiate sono gli accessi volontari da parte degli utenti. Pertanto "Trollz" non ha infranto nessun record, nonostante i post trionfali di Tekashi e Nicky sui social.
Dopo le polemiche per l'altro brano da record, Gooba, in cui 6ix9ine aveva accusato Billboard di manomettere le classifiche e fare dei favoritismi — alludendo ad Ariana Grande — e le note vicende giudiziarie, Tekashi, ancora una volta, entra nell'occhio del ciclone, attirando le ire del pubblico e gli sfottò dei suoi colleghi, come nel caso di Meek Mill che, attraverso un tweet, si rivolge in maniera ironica a 6ix9ine.
La questione delle views comprate, degli adv finanziati dalle major resta ancora poco chiara: sia per la natura tecnica della questione sia per il fatto che le regole e le norme interne di Youtube sono sempre in divenire e cambiano spesso. La stessa piattaforma, visto l'utilizzo massiccio da parte delle case discografiche degli adv, ha dovuto fare marcia indietro e rivedere i criteri per cui stabilire se un brano ha infranto un determinato record o meno.
Quello che è successo nell'industria musicale indiana - e poi successivamente con 69 - potrebbe falsare tutte le classifiche mondiali, inquinando così il mercato musicale e l'effettivo valore reale degli artisti. Youtube, per il momento, pare essere corsa ai ripari e regolamentato questa "distorsione" in maniera definitiva. Almeno questa è la speranza, dal momento che è noto a tutti che le scorciatoie per raggiungere determinati risultati nel minor breve tempo possibile facciano gola a (quasi)tutti.