In occasione dell’uscita del suo primo disco, abbiamo intervistato Leon Faun.
L’uscita del primo disco ufficiale è l’iniziazione che ogni artista emergente deve affrontare per far capire chi è realmente, cosa vuole fare e soprattutto come vuole farlo. A quest’importante prova Leon de la Vallée, in arte Leon Faun, si presenta con assoluta consapevolezza delle sue capacità e del percorso che vuole intraprendere, oltre che con un’analisi attenta dell’idea che il pubblico ha di lui. Variabili non banali, soprattutto per un ragazzo classe 2001, metà rapper-metà attore, che ha visto etichettare la sua musica come fantasy rap ed aver rischiato di essere rilegato solo a draghi, fate e fiabe.
Dietro ad un artista, oltre a libri e film, ci sono sicuramente anche molteplici personaggi e differenti personalità che lo influenzano nel suo processo creativo e nel suo percorso di crescita personale. Quali sono queste figure per Leon Faun?
“In generale per quanto riguarda il rap e come mi ci sono avvicinato ti dico Eminem. Quando l’ho scoperto mi si è aperto un mondo. Ancora prima ascoltavo Jimi Hendrix, Beatles, Queen, quindi tutto un altro filone. In Italia invece mi si è accesa la lampadina quando ho sentito le prime robe di Salmo. Mi ricordo “L’erba di Grace”. In quel momento ho detto "figo si può fare anche in Italia allora””. Fa una pausa e poi termina la risposta:
“Tra gli attori, in generale, il mio idolo è sempre stato Di Caprio, idolo indiscusso. In Italia invece ci sono un sacco di attori. Ultimamente sono molto contento di vedere la rinascita del cinema italiano: Borghi, Marinelli, Elio Germano e molti altri. Assorbo un po’ di tutto, in Italia non c’è uno in particolare.” conclude Leon.
Ascolta qui "Poi Poi Poi" con Madame:
Rimanendo in tema mi faccio raccontare che rapporto si è creato con gli artisti con cui ha collaborato per il suo album e come sono nati questi featuring.
“Con Madame c’era già un rapporto di amicizia. Quando stavo uscendo con le prime robe lei uscì con “Anna" e ai tempi mi scrisse lei per prima, io reagì tipo “wow questa ragazza è fortissima”. Adesso sono convinto che sia una delle penne più forti in Italia. Da tempo si parlava di collaborare per un pezzo e sono contento di averlo fatto, ha spaccato tutto. Voglio un sacco bene a Francesca.” Mi dice, prima di raccontarmi di Ernia:
“Per quanto riguarda Matteo, la sua attitudine mi ha sempre colpito moltissimo ed è stato uno dei primi a scrivermi e contattarmi per farmi i complimenti, mi sembra fosse per “OH CACCHIO”. Mi fa mega piacere averlo nel disco perchè ha fatto una bella strofa e ha centrato perfettamente il tema della traccia” afferma, facendo una breve pausa per poi passare all’ultimo ospite;
“Dani Faiv volevo già inserirlo nella prima versione di “La follia non ha età”, solo che per i primi singoli ho reputato più giusto incentrare il focus sul viaggio che stavo facendo. Non potevo desiderare di meglio, tre feat azzeccati e hanno spaccato tutti e tre.” Non posso che annuire, l’alchimia creatasi con ognuno di questi ospiti è palpabile ascoltando le tracce.
“Dani Faiv volevo già inserirlo nella prima versione di “La follia non ha età”, solo che per i primi singoli ho reputato più giusto incentrare il focus sul viaggio che stavo facendo. Non potevo desiderare di meglio, tre feat azzeccati e hanno spaccato tutti e tre.” Non posso che annuire, l’alchimia creatasi con ognuno di questi ospiti è palpabile ascoltando le tracce.
Ascolta qui "Le mie note" con Ernia:
In “C’era una volta”, la title-track, Leon mi ha colpito dicendo che vorrebbe tornare a quando tutto era calmo: “Il tuo viaggio è ancora all’inizio, ma quanto è già cambiata la tua vita nel corso dell’ultimo anno? Senti il peso del tuo personaggio?” gli chiedo.
“Da quando sono stato preso per il film “La terra dei figli”, nel 2019, è iniziato a cambiare un po’ tutto. È successo ancora prima che facessi uscire Oh Cacchio. Durante le riprese del film ho pubblicato il pezzo e nella prima settimana stava facendo 500mila views, li mi sono reso conto che stava cambiando qualcosa” racconta, prima di passare alla traccia che da il titolo al disco.
“Quel pezzo mi è venuto spontaneo, non solo per il mio percorso. La calma è riferita non sono al boom e la notorietà ma anche alla pandemia. La quarantena mi ha portato a stare molto con me stesso e pensare tanto, infatti ho cambiato anche metodo d’approccio alla scrittura, mi è venuto spontaneo parlare di me, cosa che non avevo mai fatto prima o comunque molto meno e in maniera meno esplicita. Normalmente tendo a costruire immagini con le parole, ma “C’era una volta” è più riferita a frammenti della mia storia. Io sento anche la questione dell’attenzione perchè non sono mai stato uno che voleva stare al centro dell’attenzione, all’inizio non sapevo come gestirla però in questo la quarantena ha anche aiutato, l’ha attenuata, in strada non c’era praticamente nessuno e ho sempre visto tutto attraverso il cellulare. Non me ne sono ancora reso conto e spero di farlo quando ci saranno i concerti, non vedo l’ora.”
Ne approfitto per chiedergli come vive il fatto che non ci sia stato un passaggio graduale in merito alla grandezza dei live e dovrà subito rapportarsi ad un pubblico più grande di quello che sarebbe stato all’inizio, se non ci fosse stata la pandemia.
“Mi preoccupa perchè, come ha sempre detto Salmo, e lo penso anche io, il live è il focus per il percorso di un artista, è molto importante. È una cosa a cui tengo e, quello che mi spaventa, è che il pubblico si è ampliato. Quando ci saranno i primi concerti, non avendo fatto delle date più piccole si sentirà che ho fatto poca gavetta. Mi gasa l’idea però allo stesso tempo la temo. Sicuramente mi sbloccherò e mi abituerò, ma devo ancora capire come affrontarla.” afferma con tono sicuro ed emozionato contemporaneamente.
Ascolta qui "C'era una volta":
La pandemia e la quarantena hanno influenzato inevitabilmente tutti noi, stravolgendo le nostre vite ed i nostri piani. Quanto hanno impattato queste due variabili sulla creazione di “C’era una volta”?
“Ci sono pezzi che scrissi anche due anni prima del Corona, cose proprio vecchie. Ad esempio “Occhi lucidi” l’ho scritta sul set del film, la notte prima della scena finale, in camera d’hotel nel 2019. Ho iniziato a lavorare ufficialmente al disco quando è cominciata la quarantena, avevo già dei pezzi, ma li ho scartati perchè ho ritenuto giusto cambiare modo di scrivere.”
Il cambiamento, ascoltando l’album, si sente e scoprire un Leon Faun diverso ed inedito è una piacevole sorpresa, dopo che per molti mesi la stampa lo identificato solo ed esclusivamente come fantasy rap, etichetta che io personalmente ritengo limitata e fuorviante. Gli chiedo cosa ne pensa lui e lo vedo annuire condividendo il mio pensiero:
“Io adesso ho superato questa cosa, però i primi tempi l’ho sofferta perchè la questione del fantasy doveva essere una cosa solo di “Oh Cacchio". Da Gaia avevo intenzione di fare tutt’altro, ma mi è scoppiata in mano la situazione quindi c’è stato un po’ il fenomeno Daniel Radcliffe, la gente non dice “oh quello è Daniel Radcliffe” ma dice “quello è Harry Potter”. Non volevo restare inglobato in quella bolla. Ho sofferto questa cosa perchè a livello musicale a parte citare qualche film fantasy non è che io abbia creato un genere nuovo, quindi non c’è neanche troppo questa cosa del fantasy.” si ferma qualche secondo e poi prosegue.
“Sapevo già che avrei voluto fare altro, però sentivo la tensione di diventare solo “quello che fa fantasy rap”. Adesso quando uscirà l’album ci sarà il resoconto però c’è sempre stata la domanda “come ne esco, indenne?”. Perchè il pubblico che si è formato si è formato grazie a questa cosa ma io non voglio fare solo questo.”
Ci è riuscito, penso nella mia testa, mentre mi risuonano nelle orecchie molte citazioni del disco che mi fanno capire quanto possa dare e trasmettere Leon. Pensando a “OMG (freestyle)” gli chiedo “Secondo te in Italia manca la cultura Hip Hop di base? Qual è secondo te il problema nel nostro paese? Gli artisti cosa dovrebbero fare, esporsi di più?”
“Io penso che bisogna sempre esporre il proprio pensiero, è importante, anche perchè siamo noi artisti i portavoce della nostra roba ed è importante che l’artista diffonda il proprio messaggio al suo pubblico, soprattutto nel rap”.
Un altro pezzo in cui ho percepito la crescita e ho scoperto un altro lato di Leon Faun è “Ricordi bui”, nel quale si presenta incredibilmente aggressivo e cattivo. Da dove arriva tutto ciò?
“Ero parecchio incazzato quel giorno che l’ho scritta. In origine avevo provato a farlo con tutto l’album, ma quello è stato proprio il pezzo con cui ho deciso che avrei sdoganato ‘sta cosa del fantasy rap, per dire che non so fare solo questo. In quel periodo avevo tanta ansia ed è stato un po’ il rigetto di un periodo di stress. Quella era anche l’Outro dell’album, ma poi abbiamo deciso che era più logico mettere la versione orchestrale di “Occhi lucidi”.”
Ascolta qui "Ricordi bui":
La versione orchestrale di “Occhi lucidi” ci porta quasi in quei teatri in cui per più di un anno non abbiamo avuto la possibilità di entrare. Comincio ad immaginare un ipotetico live di “C’era una volta” che vada oltre al comune palco e parterre, ma con sipario e poltrone di velluto. Considerando anche il percorso da attore che Leon sta intraprendendo, decido di chiedere a lui come vorrebbe portare la sua musica dal vivo.
“Io sono sempre stato super fan dei live di Caparezza, con un concept da costruire oltre alla canzone e basta, una cosa teatrale ed un spettacolo. Per arrivare a quel livello ci vorrà ancora molto, ma l’intento è riuscire, un giorno, a creare quella cosa. Adesso dovrò fare prima esperienza normale, non ho aspettative per i live, me li vivrò con grande felicità ed energia perchè penso sia la cosa più bella di questo lavoro. Allo stesso tempo, però, farò i conti con l’inesperienza.”
Il primo luglio uscirà “La terra dei figli”, il primo film in cui Leon de la Vallée interpreta un ruolo principale. Passiamo quindi a parlare di questa sua emozionante esperienza e di come essa ha influenzato la sua scrittura e la sua vita.
“Per l’album e la scrittura non ha influenzato più di tanto, dà vibes ma non è in linea perchè è una cosa diversa; “Occhi Lucidi” per esempio l’ho scritta durante le riprese e non c’entra nulla con il film.” Mi spiega facendo una breve pausa:
“Il film è stata una grande sfida. È stato pesante girarlo anche per quello che è il tema, sono stati due mesi veramente intensi, soprattutto per la situazione che si creava: girare in posti difficili, portare l’attrezzatura, il freddo ed i vestiti di scena. È stata tosta, ma è stata una grande sfida che ho affrontato con grande piacere perchè è stato sempre il mio sogno, ancora prima della musica. Tra l’altro ero già fan di Claudio, che è un regista incredibile. Inoltre ho imparato ed assorbito tanto da quest’esperienza lavorando con mostri sacri come Valerio Mastandrea, Valeria Golino, Maria Roveran, Paolo Pierobon e tutto il resto del cast.” Mi racconta entusiasta e la sua voce tradisce l’emozione.
“Il film è distopico e parla di questa fine del mondo incredibile, un post mortem globale. Ci sono pochi superstiti tra i quali io e mio padre: da li parte un viaggio che non sto qui a raccontare, poi dal primo luglio si vedrà nelle sale. Ho vissuto il mio personaggio in modo molto sentito, anche per cose successe prima delle riprese, quindi è stata una fusione totale incredibile.” conclude, dando qualche anticipazione sulla trama del lungometraggio.
Guarda qui il trailer di "La terra dei figli":
A questo punto, prima di salutarci ed augurargli il meglio per il lancio del disco, il film e le future date dei concerti, gli faccio un’ultima domanda, scomoda e provocatoria. “Se fossi costretto a scegliere, musica o recitazione?”.
“In realtà sono due mondi completamente separati e voglio tenerli paralleli e fini a se stessi, che non vadano mai in collisione. Non vorrei mai che si creasse il personaggio “Eccolo il rapper che viene chiamato perchè fa il film” o fare il film che c’è la colonna sonora che è una mia canzone. Questo nei limiti del possibile perchè non so come si evolverà negli anni”.
Dopo aver chiuso la nostra videochiamata mi fermo a riflettere sul percorso che questo ragazzo, quasi mio coetaneo, ha fatto nel corso degli ultimi anni. Leon è cresciuto artisticamente e personalmente in modo indiscutibile ed io mi auguro che riesca a liberarsi di ogni sua preoccupazione, questione di tempo ed esperienza che purtroppo non ha ancora avuto modo di accumulare. La sua crescita e la sua consapevolezza devono essere un messaggio al pubblico sul potenziale di Leon Faun, il quale è molto più che mondi magici, gnomi e nani.
Ascolta qui "C'era una volta", il nuovo album di Leon Faun: