Non dobbiamo sottovalutare quello che tha Supreme ci ha detto.
Un anno e un giorno fa usciva ‘’23 6451’’. Un disco che ha fatto tante cose non scontate, tra cui l'essere riuscito ad attirare una grandissima attenzione nonostante soli 15 giorni prima fosse uscito un progetto –‘’Persona’’– che ricorderemo come tra i più attesi e patiti della storia del rap italiano. Altri dischi di quel periodo non ci sono riusciti, semplicemente perché non era affatto facile.
tha Supreme è uno degli artisti più strani e fantastici usciti dal nostro Paese negli ultimi anni. I motivi sono tanti, ma giusto per esemplificare ne dico tre: 1) non assomiglia a niente e nessuno, né in Italia né all’estero; 2) ha una visione –e una cura– artistica a 360 gradi sul suo progetto musicale; 3) si è imposto, come solo i più grandi sanno fare, solo con la sua musica. No stronzate, no polemiche sterili, no buffonate, nulla di nulla.
Proprio come il disco di Marra, quello di Supreme fece parecchio rumore. Se il primo è stato un plebiscito e la sublimazione della carriera di uno dei migliori rapper italiani, il secondo rappresenta l’esordio orgoglioso di un ragazzino 2001: ha diviso, ha fatto discutere, ha fatto esaltare (me compreso, ps. non mi pento di nessuna parola detta il giorno dell’uscita), ha fatto odiare.
Supreme è passato per la stessa fase che hanno attraversato artisti come Sfera Ebbasta, Ghali o Capo Plaza: un successo enorme combinato dalla classica pioggia di merda riservata ad un ragazzino che spacca. Poi questa fase si supera, le acque si calmano, gli esaltati della prima ora diventano fan affezionati, gli ‘’haters’’ (che brutto termine, forse è meglio ‘’indignati’’ o ‘’reazionari’’) se la sono già presa con un altro. Ed oggi Supreme quel calderone già l’ha superato, con successo.
Ora, però, lasciatemi tornare indietro. Torniamo al 15 novembre di un anno fa. Bello vero? Il CoVid non esisteva (o forse si…), eravamo tutti un po’ più spensierati e all'uscita di un disco pensavamo subito ad una cosa che oggi sembra così lontana: il gusto di sentirlo in live. Con tha Supreme non ci aspettavamo di andare ad un suo concerto per ovvi motivi, ma rimane che il primo ascolto del disco di tha Supreme è stata un’esperienza davvero particolare. Venivamo dall’ascolto ripetuto di un masterpiece, capace di alzare l’asticella –e non di poco– di una scena che si era abituata alla mediocrità e alla ripetizione, dopo anni di grande euforia e innovazione (2016-18).
Ecco, io avevo ancora in testa ‘’Persona’’ quando ho ascoltato la prima fatica di Supreme. Inconsapevolmente, il mio metro di paragone era l’album di Marra. Due progetti diversi, diversissimi, opposti, e che NON sto confrontando. Ma è come quando prima mangi una portata e poi un’altra, il tuo palato è condizionato dal piatto precedente. Le mie orecchie erano condizionate, e lo era anche il mio cervello.
Venivo da ‘’Body Parts’’ e mi son trovato ‘’come fa1’’. Venivo da ‘’Crudelia’’ e mi son trovato ‘’fuck 3x’’. Venivo da ‘’G.O.A.T.’’ e mi son trovato ‘’m12ano’’. Venivo da ‘’Tutto questo niente’’ e mi son trovato ‘’noi4’’. Venivo da ‘’Poco di buono’’ e mi son trovato ‘’7rapper ma1’’. Venivo da ‘’Qualcosa in cui credere’’ e mi son trovato ‘’occh1 purpl3’’. Devo ammettere: se Marracash ha alzato le mie pretese verso i dischi dei rapper italiani, nella mia personale esperienza di ascolto aver ‘’assaggiato’’ prima ''Persona'' è stato un valore aggiunto nella mia valutazione del progetto di Supreme. Sapete perché? Il motivo è molto semplice: questa percezione di differenza, un po’ come quando passi dal dolce al salato o dal freddo al caldo, mi ha permesso di cogliere degli elementi peculiari della musica di Supreme che colpevolmente avevo minimizzato. O di cui, semplicemente, non me ne ero proprio accorto. Se prima apprezzavo Supreme per le produzioni freschissime e le melodie spaziali, sono riuscito a vedere la sua mission artistica da una prospettiva più ampia. Ho apprezzato elementi particolari che, nella sfera della mia percezione personale, hanno avvalorato il quadro in generale.
Soprattutto ho scoperto che tha Supreme ha contenuti molto importanti.
E, anzi, questi contenuti sono alla base del successo del suo disco d’esordio, oggi triplo platino (proprio come Marra). Si, lo so, l’affermazione è forte. E so anche di averne fatte di più forti su tha Supreme. Ma risulta tale soprattutto perché ci siamo abituati ad una narrazione distorta nel dibattito musicale. In maniera davvero molto molto superficiale, abbiamo iniziato a vedere la musica in comparti stagni. La melodia da una parte, i ‘’testi’’ dall’altra. La musica che ‘’suona bene’’ da una parte, la musica che ‘’vuole dire qualcosa’’ dall’altra. Musica ‘’commerciale’’ (attributo cui io davvero fatico a dare un senso) da una parte, musica ‘’ispirata’’ dall’altra. E in questi comparti stagni si sono andati a vedere i dettagli, si sono estrapolate le frasi e messe al servizio delle proprie argomentazioni, non diversamente da chi prendeva i testi dei pezzi di Sfera per trovare una spiegazione a quanto successo a Corinaldo.
Abbiamo iniziato a vedere la musica in categorie, a dividere ed etichettare gli artisti, per capirci di più, per oggettivizzare i nostri gusti soggettivi, per separare quello che ci piace da quello che non ci va giù. Abbiamo dimenticato che la potenza della musica si deve al suo essere una forza espressiva complessa, che non si limita al solo dato testuale né a quello sonoro. La musica è molto più complessa di così, è un insieme di tanti elementi che si uniscono in un risultato simbiotico finale. La musica non si presta ad una valutazione ‘’analitica’’, ma ad una d’insieme. Soprattutto se parliamo di questo genere.
tha Supreme è uno di quelli che è stato massacrato sull’argomento ‘’testi’’. Si, non siete gli unici che hanno fatto fatica a capire le parole che dicesse in alcuni punti delle canzoni. Credo che non esista essere senziente che abbia capito ogni parola di Supreme al primo ascolto. E proprio per questo si è frainteso un aspetto importante, considerando la parola estrapolata dai testi di Supreme come affidabile metro di valutazione del grado di profondità e impegno dei contenuti. Io invece sono convinto –o meglio, me ne sono convinto proprio dopo il disco di Supreme– che i contenuti e i testi siano due cose leggermente diverse.
Sono convinto che la sottocategoria ‘’testi’’ rientri in quella ‘’contenuti’’, ma che la nozione di contenuti sia molto più ampia. Perché? Perché semplicemente nella musica il contenuto non è espresso solo con il testo. Un beat è contenuto, un flow è contenuto, una melodia è contenuto. In che senso, direte voi? Beh, non è facile da spiegare, sto facendo grossa fatica nel momento in cui scrivo. Ma ci provo. La musica è soprattutto un’esperienza comunicativa. L’artista realizza un’opera artistica che assume un senso nel momento in cui un ascoltatore capta qualcosa e lo rende suo. Può sembrare una forzatura, ma la musica bella è quella che viene capita da una serie di ascoltatori, che la metabolizzano filtrandola attraverso le loro esperienze e le loro convinzioni. Questo non vuol dire che un artista con più fan sia un artista migliore di uno con meno fan, tutt’altro. Ci sono artisti che non sono fatti per piacere a tutti, si rivolgono volutamente a pochi. Ma che da quei pochi sono amati e capiti. Ed è questo l’importante. Il successo di un artista è quando la sua musica risulta arte agli occhi della tipologia di ascoltatori che vuole colpire. Il contenuto, in questo senso, è un qualcosa di fortemente malleabile: entra nella testa dell’ascoltatore, che lo rielabora, lo modifica, gli dà il suo senso, ne trae le sue verità.
Fatta questa dovuta premessa, ora parliamo dei contenuti di tha Supreme. Supreme nelle sue canzoni ha comunicato meglio di molti altri colleghi. Ha trattato molti temi e credo che nessuno gliene abbia reso mai giusto merito. Lo ha fatto alla sua maniera e con il suo linguaggio: semplice, ma spiccatamente originale.
Esempi ce ne sono in quantità industriale, ma soprattutto possiamo notare una costante tematica: il disagio sociale. Tema che non è presente solo come dato testuale, ma anche comunicativo: il non farsi vedere, il nascondersi dietro un’avatar, evitare concerti e interviste sono mezzi espressivi di un ragazzo che colma il suo disagio sociale con l’espressione musicale. Che non lo fa esponendosi su un palco o nelle storie, ma chiudendosi in studio. Oggi che l’avatar tha Supreme è un brand fortissimo, ci può sembrare una scelta ovvia il non mostrarsi. Ma non lo era nel 2017. Nel 2017 era semplicemente una scelta folle. Nell’epoca del rumore sui social, mostrarsi solo attraverso un avatar è stata una mossa rivoluzionaria. Rivoluzionaria e anche riuscita, perché estremamente coerente con la sua musica. Questo tipo di disagio di cui l’artista ha fatto un tratto distintivo è evidente in molte canzoni.
‘’scuol4’’ racconta l’insofferenza di un talento verso l’educazione frontale del nostro sistema scolastico e, allo stesso tempo, l’incapacità della scuola di catturare e coltivare i talenti eterogenei dell’umano e la sua miopia nell’applicare a tutti lo stesso metodo educativo. Quel pezzo fu un manifesto e fece presa su migliaia di ragazzini che un po’ si sentivano sprecati a scuola. In altri pezzi, come ‘’50lo’’ Supreme ha parlato del tema della solitudine con grande efficacia, racchiudendo una duplice reazione umana allo stato della solitudine: da una parte lo sconforto, dall’altro l’orgoglio. Se infatti inizialmente Supreme dice ‘’odio stare da solo’’, dopo rivendica in maniera orgogliosa di non avere bisogno di finti legami e di avere necessità di avere al proprio fianco solo quelli più stretti. Nel brano c’è anche spazio per altre riflessioni molto interessanti, come ‘’Odio restare sul suolo, per me restare sul suolo / Vuol dire solo essere più umani, ehi’’. Se ‘’scuol4’’ e ‘’5olo’’ sono le due hit con cui abbiamo imparato a conoscere un talento fortissimo ma giustamente acerbo, i brani inediti di ‘’23 6451’’ ci restituivano già un Supreme cresciuto, più maturo e più capace di mettere a fuoco pensieri e riflessioni. Il disco, molto lungo, è ben equilibrato tra brani più profondi e altri più allegri, dove prevale l’aspetto angelico dell’avatar di Supreme. ‘’blun7 a swishland’’, ‘’m8nstar’’ e ‘’oh 9od’’ sono hit con melodie pazzesche: se i contenuti sono trascurabili, non si può negare quanto Supreme sia capace di realizzare brani che suonano incredibilmente bene, strutturati in maniera del tutto inedita e che non hanno bisogno di dire molto per essere apprezzati senza troppe riserve.
Ci sono, d’altra parte, almeno 10 brani più profondi, in cui il disagio sociale e relazionale dell’artista viene fuori in maniera diretta.
‘’come fa1’’ è un’intro molto bella, dove il punto di massimo climax contenutistico è rappresentato da una frase semplice ma molto forte, come ‘’Posso urlare ma tanto nessuno mi sente’’.
‘’m12ano’’, brano di una dolcezza infinita, ha segnato la consacrazione della sorella Mara e ci trasporta in una sfera intima ed emotiva pura e potente. Il brano precede in tracklist tre brani altrettanto intimi, cui prepara il tappeto ideale. ‘’occh1 purpl3’’ con Marracash è una chicca di rara bellezza, dove Supreme ammette in toto le sue debolezze: ''Ho una canna d'erba nella tasca / Non l'accendo perché se l'accendo dopo te la passo / E a me non passa / Guarda in pratica lo sto dicendo / Che non sono forte come a volte passa’’ oppure ‘’Oh, ho le mani legate avanti, lo so / Ma ho imparato a legare col panico / Ma non abbastanza da farlo sfuggire a un bro’’.
‘’no14’’ è un brano il cui tema è esplicato dal titolo. Nel brano risulta evidente come la musica sia un ponte tra Supreme e i propri simili, unico modo efficace per combattere il disagio sociale di cui non fa mistero nei pezzi sopra citati: ‘’So che non sono solo / Qualcuno là fuori capisce bene quello che intendo’’.
‘’ch1 5ei te’’ è, nell’opinione di chi scrive, il pezzo più bello del disco. Merito soprattutto di una strumentale magistrale, perfettamente coerente con i temi trattati. ‘’Un cin-cin con la para, quindi sto solo / Oppure con i miei’’ oppure ‘’No, non credo a niente e questo ci chiude il mondo’’. Ma il momento di maggiore tensione emotiva del brano si raggiunge nella seconda strofa, quando Supreme parla apertamente di ansia, suoi rimedi (Xanax) e un coraggioso e positivo rifiuto di quest'ultimi:
‘’No Xan' anche se l'ansia a volte mi diceva: "Va', ma vuoi Xa'?"
No, no, ho imparato a non fidarmi di quella troia
No, no, indietro non ci torno
Con il giorno che sembra notte e la notte che sembra giorno’’.
Altri brani particolarmente rilevanti a livello tematico sono la track 18 e la 19.
Ricapitolando, tha Supreme non è un artista particolarmente complesso nella ricerca dei vocaboli, ma la sua potenza espressiva è proprio quella di riuscire a fare arrivare in maniera diretta il suo stato emotivo e psicologico. Questo è reso possibile sia da un immaginario cartoon che permette di trattare argomenti anche spinosi con meno pesantezza, sia da una cura totale della sua musica. Essere anche produttore permette infatti di eliminare totalmente la distanza tra la mente di musicista e artista. Proprio per questo i brani di Supreme suonano tanto bene: beat, melodia, testi scaturiscono banalmente dalla stessa mente e creano un’armonia notevole di ogni singolo elemento nella visione d’insieme.
Ogni artista è fatto a suo modo e proprio per questo non si può ascoltare tha Supreme con lo stesso approccio con cui si ascolta Luché o, tornando al metro di paragone di prima, Marracash. Se in questi due artisti la potenza contenutistica si esprime soprattutto in frasi d’impatto, scritte oggettivamente bene e che godono di una forza autonoma, quella di Supreme si esprime in maniera diversa: la parola fuori dal contesto non ha valore di per sé, se non in pochi casi, ma inserita in un insieme più ampio si realizza in tutto il suo potenziale. Credo che questa sia una cosa da tenere bene a mente quando si parla di Supreme e dei suoi contenuti.
Se volessimo fare un paragone con le arti visive, i testi di Marracash sono corpi umani delle opere di Michelangelo. Perfetti e realizzati nel minimo dettaglio, avrebbero un enorme valore artistico anche al di fuori del quadro d’insieme (ma chiaramente questo insieme li avvalora ancora di più, e su ‘’Persona’’ questo discorso è ancora più rilevante). Prendi un corpo a caso del Giudizio Universale di Michelangelo e tiralo fuori dal contesto: rimane un’opera artistica bella, senza troppi giri di parole.
Ecco, invece, un testo bello anche estrapolato dal suo contesto: ''Ho perso il sonno, ho perso il biglietto e ho anche perso il treno / Ho perso una scarpa mentre correvo / Ho perso il conto dei soldi che ho perso / Ho anche perso tempo, pensando al tempo perso / Ho perso fiducia nell'altro sesso / Ho visto il successo, ma poi l'ho perso di vista / Ho perso gli anni migliori per godermi la famiglia / Ho perso l'udito e quindi ho perso il suo consiglio / Ho perso il coraggio quando mi disse, "Ho perso tuo figlio" / Non ho perso un amico fin quando ho perso un fratello / Ho vinto la causa, ma poi ho perso l'appello / Ho perso l'amore della vita e la mia vita ha perso senso / Ma non ho mai perso me stesso''. Il brano è ''Attraverso Me'' di Night Skinny, il testo è di Luché.
Lo stesso discorso non può essere fatto con artisti come Supreme. La musica del talento di casa Machete non si presta ad una scomposizione analitica di questo tipo. Ogni brano è un quadro impressionista, dove il concetto di ‘’mood’’ è assolutamente fondamentale. In un quadro impressionista estrapolare fuori dal contesto un singolo elemento rischia di avere poco senso e di non far percepire minimamente il valore assoluto della visione d’insieme.
Proprio partendo dalle considerazioni fatte in questo articolo, l’augurio che mi pongo per il futuro di Supreme è che possa riuscire ad evolvere ancora di più la sua sfera tematica. Tralasciando un attimo i brani più leggeri e meno profondi (che in un contesto artistico hanno sempre e comunque il loro valore), ad ora Supreme parla principalmente di temi che riguardano la sua particolare sfera emotiva e che, proprio per questo, hanno creato un importante legame con il suo pubblico. Nel futuro credo che Supreme sarà in grado di avere una visione ancora più ampia: pur conservando le sue forti modalità comunicative ed espressive, mi auguro che potrà allargare il suo bagaglio tematico, non limitandosi soltanto all’espressione di sé, ma anche di quello che ha intorno. Passatemi il termine, ma se tha Sup si allargasse a temi in qualche modo ‘’sociali’’ potrebbe imporsi definitivamente come una voce generazionale. Qualche antipasto, del resto, lo abbiamo già visto in ‘’23 6451’’. Un esempio? Quando parla di droghe, come visto prima, Supreme mostra già di avere una finezza di pensiero molto interessante. Non solo. ''scuol4'' era un pezzo in qualche modo sociale, pur essendo fortemente legato all'esperienza personale.
Infine, mi ha colpito molto che in un brano tutto sommato leggero come ‘’fuck 3x’’ trovi spazio una riflessione di grande valore come:
‘’Ho sempre fatto ciò che avevo in testa, hey
Sennò non stavo qui dove sto
Quello si butta dalla finestra
È perché vive come volete voi’’.
Traendo le fila del discorso, il successo di tha Supreme è dovuto in primis ad una capacità e ad una conoscenza musicale straordinaria, sia come beatmaker che come hitmaker, che gli hanno permesso di realizzare un registro stilistico unico e totalmente riconoscibile. Questo tappeto musicale e melodico è un mezzo espressivo molto potente, che nei prossimi dischi potrà essere messo al servizio di nuovi temi. Ma nel frattempo, ad un anno di distanza dal suo esordio discografico, sotttovalutare quello che Supreme ci ha già detto sarebbe, a mio avviso, un grave errore di superficialità.