Mi hanno sempre detto che l’importanza di un artista si misura in riferimento al suo impatto sul suo mondo di riferimento.
Secondo questo principio, probabilmente, Kanye West è l’artista più influente di questo decennio, a partire da quel “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” che, quasi 10 anni, creò una chiara linea di demarcazione tra Yeezy e tutti gli altri.
Quasi un mese fa, Mr. West ha compiuto un altro miracolo: per un numero indeterminato di giorni l’intero mondo è stato incantato da “Jesus is King”, un disco gospel curato seguendo in molti punti lo spiritual afroamericano di qualche secolo fa.
Nonostante ciò che si possa pensare, però, il rapporto del rapper di Chicago è ben più antico di “Jesus is King”, ma parte fin da quel primo “Jesus Walks” che per la prima volta fece accendere i riflettori sulla personalità dello “schizoide del 21esimo secolo”.
“The College Dropout” e “Late Registration”: la profonda spiritualità del primo Kanye
La verità è che il rapporto con Dio parte da “The College Dropout”, quando in “Family Business”, nel cantare “Keep your nose out the sky, keep your heart to God” Kanye riprende un verso biblico di Luca, dando seguito allo spiritual di cui parlavamo prima.
Simile è la questione anche in “Late Registration”, quando in “Touch the Sky” fa riferimento alla volontà di arrivare in cielo prima di morire.
Sempre in questo disco, d’altro canto, non è difficile ricordare “Diamonds from Sierra Leone” e il suo video, in cui si ripercorrevano statue ed immagini sacre.
Ascolta qui “Diamonds from Sierra Leone”:
Dopo la citazione biblica di “Can’t Tell Me Nothing”, la figura di Dio ricompare nella poetica di Yeezy solo dopo la morte di sua madre, protagonista principale di “808 & Heartbreak”.
In questo contesto, in “Love Lockdown”, Kanye rivela che Dio solo sa quanto abbia sofferto per la mancanza di sua mamma, mentre tutto il resto si raffreddava e lo abbandonava.
La reazione a questo dolore è stata un’evoluzione anche nei confronti della religione e dell’approccio alla vita: qui nasce il Kanye arrogante e beffardo che vuole paragonarsi a Dio, ma che crea alcuni dei suoi più grandi capolavori.
Ascolta qui “Love Lockdown”:
È questo il periodo di “My Beautiful Dark Twisted Fantasy”, in cui l’ego di Kanye comincia a mostrarsi e a esporsi oltre qualsiasi immaginazione.
In “Gorgeous” Kanye West sembra paragonare la propria musica alla missione religiosa cristiana, domandandosi “Forse l’hip hop è solo un eufemismo di una nuova religione?”.
In questa missione salvifica, d’altronde, egli si identifica come il messia, sostenendo in “See Me Now” che “Tutti i miei sono gangsta, ma io sono il Signore, il Dio del rap”. Sicuramente un’affermazione non troppo umile o calibrata…
Il discorso è simile anche per “GOOD Music Cruel Summer”, in cui Kanye prende parte e dirige il remix di “Don’t Like” di Chief Keef, evidenziando quanto i media lo stiano crocifiggendo senza ragione, così come fecero con Cristo sulla croce.
Il climax viene toccato da “Yeezus” che, partendo dal titolo e arrivando a “I Am a God”, in collaborazione con Dio stesso secondo la tracklist del disco, rappresenta il momento in cui Kanye raggiunge l’apice del suo immedesimarsi in una figura divina.
Ascolta qui “I am a God” in collaborazione con God:
A questo punto, però, qualcosa cambia nella mente di Kanye, che decide di chiamare il suo album successivo “The Life of Pablo”, ispirandosi a Picasso, Escobar, ma soprattutto a uno dei 12 apostoli e soprattutto a quello più influente.
È qui che in “Ultralight Beam” comincia a apparire l’influenza gospel di Kanye, che, grazie a Chance the Rapper, riscopre la sua spiritualità.
L’ulteriore evoluzione si ha con “ye” e “Kids See Ghosts”, in cui Kanye ricomincia a parlare di diavoli tentatori e di Bibbie lette quotidianamente ed è a questo punto che avviene la svolta a “Jesus is King”, in cui Ye appare come un devoto cristiano, dedito allo studio della storia e del mondo religioso.
Probabilmente questa non sarà l’ultima evoluzione di Kanye, anzi, ma denota nuovamente una personalità di gran lunga più sviluppata di quanto chiunque si potesse aspettare.
D’ora in poi si vedrà che strada sceglierà di percorrere, ma diviene inevitabile, vedendo l’evoluzione del rapporto dell’artista con la religione, pensare quanto tutto sia ciclico: lo stesso ragazzo che 15 anni fa è emerso grazie a “Jesus Walks” e a una particolare dedizione verso Dio, oggi è uno degli artisti più influenti della nostra generazione, capace di far innamorare con la propria fede il mondo intero di un album gospel, mosso ancora una volta da un estro artistico fuori da ogni immaginazione.
Ascolta qui “Jesus is King”: