La consapevolezza che ho trovato in lui è quella che si dovrebbe augurare di avere ogni ventenne alle prese con una carriera nell'arte: non basta darsi da fare per creare buona musica, perché è necessario conoscere l'industria in cui ci si sta muovendo per sapere come farlo nel migliore dei modi.
24kGoldn ha 19 anni ma ha ben chiaro dove sta andando e come vuole andarci. Di recente ha realizzato quello che era un suo sogno dal 2016, quando diceva ai suoi amici di stare a guardare perché un giorno sarebbe entrato nella Freshman Class di XXL.
E in effetti quest'anno il magazine statunitense lo ha inserito tra i dieci giovani rapper esordienti che, secondo la redazione della rivista, sono le promesse del genere nell'anno in corso: freshman è in inglese la matricola, lo studente del primo anno che sta iniziando il suo percorso, con l'ovvio augurio che esso sia ricco di successi. Si tratta di un traguardo per tutti i rapper selezionati, considerando quanti grandi della musica rap americana siano passati dalla sua copertina in occasione della Freshman Class: Kid Cudi (2009), Wiz Khalifa (2010), Kendrick Lamar (2011) e Travis Scott (2013) sono solo alcuni esempi più significativi.
E condivido questa decisione dei giornalisti di XXL, perché oltre al talento ho notato in lui un modo di pensare vincente.
Durante l'intervista ha messo subito in chiaro una cosa: la musica più viene naturale e spontanea, più gli piace. È così che è nata "Mood" con Iann Dior, uno dei brani più ascoltati dell'ultimo periodo negli Stati Uniti; ed è questo stesso spirito che anima le collaborazioni che ha fatto (e farà) con svariati artisti, tra cui anche Nitro. Inoltre il suo concetto di "hit" è incarnato a pieno da quelle canzoni in cui riesce a infondere la sua energia del momento in cui la sta creando, piuttosto che quelle che macinano grandi numeri. Così Golden sapeva già che "VALENTINO" sarebbe piaciuta alla gente, perché mentre la registrava piaceva a lui. Per lui era una hit ben prima che facesse numeri stellari per un emergente e raggiungesse il disco di platino.
La consapevolezza che ho trovato in lui è quella che si dovrebbe augurare di avere ogni ventenne alle prese con una carriera nell'arte: non basta darsi da fare per creare buona musica, perché è necessario conoscere l'industria in cui ci si sta muovendo per sapere come farlo nel migliore dei modi.
Parlandoci ho avuto la sensazione che lui sappia meglio di altri che avere vent'anni nella musica non significhi soltanto tempo e possibilità; per lui avere (quasi) vent'anni vuol dire avere la giusta elasticità mentale per imparare dalla musica, dall'industria, dagli artisti di altri continenti, dal business. Avere vent'anni significa trovare ispirazione in tutto quello che è venuto prima e provare senza esagerata fretta a dare forma a quello che verrà dopo. E per lui in questo processo il ruolo principale spetterà alla commistione tra generi e alle connessioni internazionali: tutti elementi che già da ora stanno conferendo un nuovo volto al mondo della musica e che lui ritiene due degli strumenti indispensabili per fare la musica che gli piace davvero.
Alla fine dell'intervista ho capito che XXL non poteva scegliere nome migliore per la sua lista di artisti de tenere d'occhio, perché come la matricola è il futuro della scuola, i giovanissimi rapper come Golden hanno la giusta mentalità per rappresentare il vero futuro del genere.
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E.M.: Ciao Golden, come stai?
G: Tutto ok, tu?
E.M.: Sinceramente sono abbastanza emozionata, sei il primo artista non italiano che intervisto.
G: E voi siete il primo magazine italiano ad intervistare me, quindi l’emozione vale per entrambi!
E.M.: Ottimo! Se sei pronto iniziamo, ok?
G: Certo, cominciamo!
E.M.: Dunque, mi sono informata su di te e sono molto interessata al fatto che sei approdato alla fama piuttosto giovane: il mondo della musica rap è pieno di storie di rivelazioni giovanissime ma vorrei sapere come è stato per te e quali sono stati i passi che ti hanno portato a diventare 24kGoldn.
G: A me la musica è sempre piaciuta, davvero da quando ero molto piccolo. Credo che per me il punto fosse raggiunger un livello di sicurezza in me stesso così da potermi esprimere davvero e far uscire la mia musica… Ho iniziato a fare musica a casa mia, nella mia città natale di San Francisco circa al secondo anno di liceo e ho continuato ad esercitarmi e a fare pratica per poter migliorare e imparare sempre di più. Spingevo la mia musica da solo e ad un certo punto le mie canzoni hanno iniziato a ricevere maggiore attenzione e ho firmato un contratto con l’etichetta. E così ora sono qui.
E.M.: Se non erro quando hai iniziato ad avere successo stavi frequentando la USC (University of Southern California, ndr), giusto?
G: Sì, esatto.
E.M.: Quindi dato che il tuo primo album ufficiale si chiama “Dropped Outta College” immagino che la situazione abbia avuto un ruolo nel tuo processo di comprensione di chi tu fossi davvero e cosa volessi dalla vita.
G: Assolutamente. Lo sai, mentre cresci tutti ti inculcano l’idea di dover entrare in un’università e poi laurearti e trovarti un lavoro come tutti gli altri. Ma ad un certo punto della mia vita io ho iniziato a rendermi conto che quel tipo di percorso non andava bene per me. Non era giusto per me. E non deve esserlo necessariamente per tutti.
E.M.: Quindi non hai sempre sognato di fare rap?
G: Da ragazzino volevo fare il wrestler professionista e ad un certo punto della mia vita volevo diventare presidente (ride). Prima di capire che la musica fosse la mia strada volevo studiare business, magari finanza.
E.M.: Ma alla fine hai scelto la musica, quindi parliamone un po’: a me interessa particolarmente la varietà di stili che caratterizza il tuo lavoro. Esempio: la tua ultima canzone si chiama “Mood” e come per molte delle tue precedenti tracce è difficile metterle un’etichetta di un singolo genere. Quindi vorrei sapere come approcci i diversi generi e stili e cosa ti piace di più della scelta di mischiarli.
G: Io penso che ci sia davvero tantissima musica molto bello là fuori. Tutta musica da cui possiamo imparare. Letteralmente, non ci sono più regole. Se mi piace il sound di qualcosa che sento, lascio che mi ispiri e non mi curo del genere di appartenenza, che sia hip hop o rock o soul e così via. A me piace il fatto che adesso importi solo cosa ti ispira. E alla fine sei anche tu ad ispirare gli altri.
E.M.: Tu hai avuto una hit enorme, “VALENTINO”: ha fatto disco di platino, ha quasi 200 milioni di streams su Spotify e anche “CITY OF ANGELS” la sta raggiungendo. Cos’è che le rende delle vere hit?
G: Sinceramente sono delle hit grazie alla loro energia. E sai cosa? Sapevo che lo sarebbero state mentre le facevo. Sapevo che sarebbero andate molto bene anche prima che uscissero. Ovviamente la tipologia di energia che trasmettono è diversa, “VALENTINO” è più potente, “CITY OF ANGELS” è più vibey. Ma comunque sento che sono le canzoni dove ho messo al massimo la mia anima. Sono le più connesse a me.
E.M.: Ma se le tralasciamo per un attimo, qual è la tua canzone preferita che hai fatto finora?
G: Al momento ti direi “Mood”, più che altro per come è nata e per il modo totalmente organico in cui io e Iann (Dior, ndr) l’abbiamo realizzata. Ero a casa sua, eravamo tranquilli a giocare a Call of Duty sull’Xbox quando Omer (Fedi, ndr) e KBeaZy hanno iniziato a fare quel beat. Io ho iniziato automaticamente a canticchiare il ritornello che fa tipo “why you always in a mood?” e abbiamo deciso insieme di fare la canzone. È stato tutto molto facile e naturale.
E.M.: Un’altra domanda che volevo farti sulle hit è questa: ci sono molti artisti che vengono definiti e a volte anche riconosciuti solo per le loro grandi hit. Secondo te qual è il vero modo per evitare che questo succeda?
G: Sono i fan. Tutto deve ruotare intorno a stabilire una vera connessione coi fan. Perché davvero tutti nell’industria musicale, dall’etichetta, agli agenti, gli avvocati e i manger, ti diranno che devi sfornare hit, sempre. E non è che abbiano torto, ovviamente. Però il vero segreto è capire cosa vogliono i fan, perché sono loro che saranno con me ogni giorno. E sono loro che mi apprezzano per come sono, non perché vado di moda o esco con la gente figa, capito? Se sei un vero fan, io so che resterai con me sempre e a lungo.
E.M.: Assolutamente. Ok, allora parliamo un po’ dell’Italia, ti va? Anche perché di recente hai lavorato con un rapper italiano, Nitro, per un remix di “CITY OF ANGELS”… Come è nata questa collaborazione?
G: In modo molto naturale. Lui apprezza la mia musica e gli è piaciuta molto la canzone “CITY OF ANGELS”, io volevo remixarla e in qualche modo siamo entrati in contatto. Parlando su Instagram ci siamo conosciuti. Lui è un grande.
E.M.: E il risultato finale era quello che ti aspettavi?
G: Sì, perché è stato in grado di imprimere il suo swag alla canzone, di farla sua. Ed è proprio questo lo scopo dei remix. Volevo fare squadra con artisti internazionali e vedere come persone di diversi Paesi approcciavano la canzone e la rendevano un po’ anche loro dandole il loro tocco. Mi è piaciuto molto come ha lavorato Nitro.
E.M.: Cosa ne pensi del rap italiano?
G: Più in generale ti devo dire che apprezzo il rap di tutti i Paesi. Sono curioso di scoprire come sia. Mi piace il fatto che il rap sia nato in un luogo e poi nell’espandersi ovunque abbia assunto delle sfumature diverse e così peculiari in ogni luogo.
E.M.: E hai un rapper italiano preferito?
G: Dopo averci lavorato per me è Nitro. Ci siamo conosciuti e sono entrato davvero in contatto col suo stile quindi ho cercato di capirlo e l’ho apprezzato molto.
E.M.: Ci sono altri artisti internazionali con cui vorresti collaborare?
G: Ho imparato una cosa: ogni collaborazione che vuoi o vorresti prima o poi succederà, è solo questione di tempo ormai. Io di recente ho collaborato con Quavo e stiamo aspettando di uscire con la canzone, poi ho lavorato con molti miei coetanei e mi piace. Mi piace il fatto che per tutti noi le collaborazioni siano un’occasione per creare un sound diverso, far nascere qualcosa di inaspettato.
E.M.: E a proposito: siamo in un’epoca felice in cui molti artisti ovunque fanno canzoni multilingue con altri provenienti da qualsiasi parte del mondo. Tu oltre che con Nitro hai lavorato con Seri, per esempio, che è tedesco, quindi immagino che ci veda del potenziale.
G: Certo perché secondo me è veramente una cosa stupenda. Tutto è connesso adesso e non è più come prima che potevi lavorare e fare musica solo con chi abitava vicino a te. Era una limitazione in qualche modo. Ora posso fare una canzone con chiunque, ovunque e ancora una volta lo scopo è sempre fare bella musica, di qualsiasi artista e Paese si tratti.
E.M.: Voglio concludere facendoti una domanda per il nostro pubblico, che è formato principalmente da fan del rap ma anche da molti aspiranti rapper, alcuni anche più giovani di te. Cosa diresti a qualcuno che sta iniziando nel rap e magari sta anche facendo un po’ di fatica?
G: Direi: lavora in modo intelligente e non solo sodo. Ci sono un milione di persone che vogliono fare i rapper ma quelli che lo faranno davvero sono solo alcuni di questi, per forza. Molti lavorano durissimo per tanti anni ma non ottengono quello che vorrebbero dalle loro carriere nella musica. Bisogna imparare da questo e bisogna informarsi su tutto, su quale sia il miglior modo per fare musica ma anche quale sia la maniera corretta di promuoverla e di fare business con essa. L’informazione è l’unica cosa che nessuno potrà mai sottrarti.
E.M.: È fantastico, grazie mille! È stato un piacere per me e ti auguro il meglio. Continua a spaccare.
G: Grazie mille a te!
Ascolta ora "DROPPED OUTTA COLLEGE", l'album di 24kGoldn
English version:
E.M.: Hi Golden, what’s up? How are you?
G: I’m great, how are you?
E.M.: To be honest I’m kind of excited right now, you’re the first non Italian artist I interview!
G: And you guys are the first Italian magazine to interview me, so it’s mutual!
E.M: Well, that’s great… so if you’re ready let’s start this alright?
G: Let’s go!
E.M.: So, I gathered some info about you and I’m especially interested in the fact that you came to fame real young: rap music is filled with stories of incredible come-ups but what was it like for you and what were the steps you followed to become 24kGldn?
G: I mean I always liked music, ever since a young age and I think it was more about getting comfortable enough to express myself and put myself out there as 24kGldn… I started doing music in my home town of San Francisco, sophomore year high school and I just kept going at it and getting better and learning and at one point my song started getting more attention and then I signed with a label and then I had to blow my own song up and now I’m here.
E.M.: And I also know you were attending USC (University of Southern California, ndr) at the time, right?
G: Yes, that’s right.
E.M.: So since your debut album is called “Dropped Outta College”, I’m guessing the whole situation played some kind of role in the process of you understanding what you wanted from life, didn’t it?
G: Yeah definitely. You know growing up everyone tells you you have to get into a college and get a degree but I kind of started to realize that that was not right for me, and actually that’s not necessarily right for everyone.
E.M.: So rapping wasn’t always your dream?
G: When I was really young I wanted to be a professional wrestler and at one point I wanted to be the president (laughs). But before I decided to do music I wanted to go into business, maybe get into finance.
E.M.: But you ended up choosing music, so let’s talk about it: I’m really into the variety of styles of your music. For instance the last song you released is called “Mood” and as many of your previous songs it’s hard to put one genre label on it: how do you approach styles and genres and what do you like most about mixing them?
G: You know what I think? There’s so much dope music out there that we can learn from… there’s no rules anymore! So if I like how something sounds, I listen to it and I let it inspire me and it doesn't matter what genre is, if it’s hip hop music or rock or soul music. I like that now it’s all about what inspires you and you can end up inspiring others too.
E.M.: You had an insanely huge hit, “VALENTINO”: it went platinum, it has almost 200 million streams on Spotify and I reckon “CITY OF ANGELS” is quickly catching up to it, so: what do you think makes them both hits?
G: Honestly I think what makes both songs hits is their energy. And while I was making them, I knew they were gonna be huge. I knew they were gonna be hits, way before they came out. Clearly they’re very different from each other: “VALENTINO” has a high energy and “CITY OF ANGELS” has a different type of vibe but I genuinely feel those were the songs where my soul is more embodied into. They’re the most connected to me.
E.M.: “Valentino” and “City Of Angels” are definitely your greatest hits. But if we leave them aside for a bit, what’s your favorite song that you ever made up to this point?
G: As of right now, it’s probably “Mood” just because of how it worked out and how organically we came together to make it. I was chilling at Iann’s (Dior, ndr) apartment and we were just hanging out and Omer (Fedi, ndr) and KBeaZy started making that beat… I was just playing Call of Duty on the Xbox and I automatically started humming the chorus like “why you always in a mood?” and I decided to do it. You know it felt so easy and so natural.
E.M.: We see a lot of artists that end up being defined only by their hits: what do you think is the real way to avoid this?
G: I believe it’s all about connecting with the fans. Because everyone in the industry, your record label, your agent, your lawyer, your manager are all gonna say the same thing: that you need to get all the hits. And they’re right, you know? But they also need to realize what my fans want ‘cause my fans are gonna stick with me every single day. My fans appreciate me for me, not just because I’m trendy or I’m hanging out with cool people. I know that if you’re a real fan you’re gonna stick with me and you’re gonna stay for a long, long time.
E.M.: That’s definitely it. Alright, let’s talk about my Country for a bit… You recently featured an Italian rapper in a remix of “CITY OF ANGELS”, Nitro: how did this collaboration happen?
G: So, he was a really big fan and he really appreciated the song “City Of Angels” and I was looking to remix it… somehow we got connected and ended up talking on Instagram. He was honestly really cool.
E.M.: And what did you think of the song in the end? Is it what you expected it to be?
G: He was able to put his own swag on it and that’s exactly what the remixes are about. You know? The goal was to match with people globally and see how artists form different Countries can put their own swag on it. I loved his job.
E.M.: Do you have an overall oppression about Italian rap?
G: You know what, more generally speaking, I’m always interested in learning about rap from different places, I feel like it’s dope anywhere. I like how rap was born in one place but then it started spreading around the world and each Country has their own peculiar style.
E.M.: And do you maybe have a personal favorite Italian rapper?
G: Well, right now I have to be honest and tell you definitely Nitro cause we got to really meet and I came in contact with his style so I really got to know it and him.
E.M.: And are there some other international artists that you would like to collaborate with?
G: I mean I’ve come to know that any collaboration that you want is in fact gonna happen, it’s just gonna take time. You know, I collaborated with Quavo now, and we are about to release, and I collaborated with a lot of my peers so… You know what we’re trying to do is make something sound different, that’s what collabs are about.
E.M.: About this: we’re witnessing an epic era where rappers and artists from all over the world are getting together and making multilingual hits all the time. You collaborated with Nitro but also with Sero, who’s german. So I’m sensing you see potential in it, am I right?
G: I honestly think it’s just so cool. Everything is becoming more connected. A couple years back, you could only make music with people that lived nearby you and that was a limitation. Now literally anybody in the world can make a song with anybody they want. And what it’s really about it’s making dope music, which I love.
E.M.: I wanna ask you something for our audience which is made up of rap fans, mostly, but also many aspiring rappers. What would you say to someone getting started with music and maybe struggling with it?
G: I would say: work smart, not hard. There’s a million people out there trying to be a rapper but only so many people can do it, right? And a lot of people work hard for so many years and don’t really get what they want out of their music careers. You gotta learn from that and you gotta educate yourself on what’s the best way to make music and also what’s the best way to promote your music and do business in music. If there’s one thing that nobody can take from you is education.
E.M.: That’s amazing. Thank you so much, it was great. I wish you all the best for your career, I know you’re going places.
G: Thank you!